Come diventare influencer

Diventare influencer e farlo diventare un lavoro vero e proprio? Difficile, difficilissimo, ma non impossibile. Partiamo dalle basi: chi è un influencer e che cosa fa. E’ un mestiere che ha assunto un suo senso e una sua dignità da quando i social network hanno visto un vero e proprio boom di utenti, nell’ultimo decennio. Un o una influencer è in grado di influenzare scelte d’acquisto, politiche o decisionali di altre persone in ragione del suo carisma e della sua autorevolezza rispetto a determinate tematiche o aree di interesse. Proprio grazie alla sua reputazione e alla sua conoscenza dell’argomento, il pubblico si convince ad acquistare beni o servizi grazie a ciò che scrivono o dicono in video gli influencer. Per le aziende spesso si tratta di un modo tutto sommato originale, efficace ed economico di farsi pubblicità.

Non c’è una ricetta magica per diventare influencer: è necessario avere passione per un determinato settore o ambito, e lavorare quotidianamente per far crescere i propri profili social o il proprio sito, dove promuove, sponsorizza e indossa prodotti o servizi forniti dalle aziende, scrivendo contenuti di qualità o producendo video. Non è necessario essere “famosi” per guadagnare qualche soldo, ma è assolutamente fondamentale specializzarsi, anzi iper-specializzarsi: il primo consiglio è quello di scegliere la propria nicchia, non rendere il profilo generico. Che si tratti di musica, libri, animali, moda o viaggi, è importante caratterizzarsi in un certo ambito.

A quel punto bisogna fare crescere le persone che vi seguono su Instagram, Facebook, Twitter o direttamente sul sito. Non è un lavoro semplice: per aumentare il numero di seguaci e dei like si deve essere presente nelle community pubblicando post nuovi con continuità, interagendo continuamente con commenti e like sugli altri account, inserendo il luogo dove è stata scattata la foto. E poi ci sono gli hashtag che sono molto importanti, è fondamentale individuare quelli giusti e accattivanti per attrarre l’interesse delle persone. Infine, anche partecipare a eventi e meeting nella vita reale contribuisce a rendere attrattiva la propria attività.

Non conviene quasi mai aumentare i propri followers tramite post sponsorizzati: la credibilità si guadagna giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno. Per questo motivo fanno sorridere coloro che sperano di guadagnare soldi come influencer nel giro di qualche settimana, quasi “per magia”. Così non è. Per sperare di ottenere un qualche guadagna sostanzioso è necessario ricevere delle proposte dalle aziende – che sono alla ricerca di influencer per promuovere i loro prodotti – ma il compenso si stabilisce sempre in base ai followers che si hanno e dai canali online che si usano. E da come si usano. La qualità del lavoro è sempre alla base delle scelte aziendali. Nessuna azienda vuole associare il proprio brand a volti poco credibili o a canali social poco curati e “raffazzonati”.

Secondo una ricerca effettuata dall’agenzia di marketing Captiv8 se un influencer ha più di 7 milioni di followers un post può costare addirittura 300mila dollari su Youtube, 150mila su Instagram, 187.500 su Facebook, 60mila su Twitter e 150mila su Snapchat. Il social del momento è senz’altro Instagram, visivamente accattivante, in crescita ovunque, e adattissimo a “far girare” il brand. Ma è importante tornare su un punto: dovete specializzarvi in una “nicchia di mercato”, diventarne esperti, frequentare gruppi social sul tema, creare e condividere costantemente contenuti su quell’argomento. Secondo State of Influencer Marketing 2018 di Linqia, l’81% dei professionisti ha dichiarato di aver lanciato delle campagne influencer nel 2017, dato in aumento rispetto agli anni passati. Non bisogna essere famosi per diventare influencer. Ma bisogna essere esperti in un settore. Scrivere o produrre contenuti su quel tema. Avere creatività e capacità di comunicazione. Fare “girare” il proprio lavoro sui social network. Un lavoro, non certo un hobby.

Per sapere quanto guadagnano le “celebrità” promuovendo prodotti sui propri canali social, leggete questo articolo dell’Economist.