“Scuola, sono 100mila i posti da coprire: 44mila assunzioni non bastano”

44mila assunzioni nella scuola italiana tra insegnanti e personale amministrativo? Troppo poche, dicono coloro che hanno fatto i conti nei dettagli.

Le 44mila immissioni in ruolo nella scuola in tre anni annunciate dal Ministro Carrozza non bastano: sono oltre 100mila i posti da coprire. Lo dice Anief-Confedir che chiede al governo di varare nel prossimo Consiglio dei Ministri un piano di assunzioni. I 44mila docenti e personale Ata da assumere – dicono dal sindacato – corrispondono “a meno della meta’ dei posti effettivamente liberi nel prossimo triennio” e “ad oggi non è prevista alcuna misura di accompagnamento necessaria a garantire un vero ricambio generazionale tra gli insegnanti”: il piano di immissioni in ruolo quindi “ha alte possibilita’ di rivelarsi un flop”.

Il sindacato spiega come ci siano 14.200 cattedre libere, 37.000 di sostegno, 25.000 Ata, 25.000 pensionati in due anni; da risolvere la situazione dei 250mila precari a cui si aggiungono 20mila abilitati con Tfa ordinario e migliaia di vincitori di concorso rimasti a spasso. Ma c’è anche la necessita’ di “permettere di collocare in pensione il personale ultra 60enne con almeno 36 anni di contributi”. L’Anief mostra con degli esempi come “sia significativo” il raffronto tra coloro che hanno lasciato un anno fa e quelli che andranno via domani, 1 settembre, a seguito dell’entrata in vigore della riforma Fornero: “a Campobasso nel 2012 sono andati in pensione 113 docenti e Ata; quest’anno saranno appena 34. A Terni lo scorso anno hanno lasciato la scuola in 93; ora se ne andranno solo in 22. Un ultimo esempio: a Salerno gli ultimi pensionati sono stati 676; domani lasceranno il servizio in 201”.

“Per rendere efficace il piano di immissioni in ruolo in approvazione probabilmente nel CdM del 9 settembre – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – occorre prima di tutto favorire il pensionamento del personale con oltre 60 anni di eta’ e 35 di contributi, catalogato come ‘Quota96’, ottusamente costretto a rimanere in servizio per via della riforma Fornero. Occorre poi agire sul tempo scuola, tornando alle ore di offerta formativa precedenti alla Legge 133 del 2008 voluta dai ministri Tremonti e Gelmini, e portare l’obbligo formativo a 18 anni”. “Ma anche riabilitare – continua Pacifico – il DPR 233/1998 sul dimensionamento ‘ottimale’, oltre che rispettare la sentenza della Consulta 147/2012, liberando dagli accorpamenti oltre 2mila scuole primarie e secondarie di primo grado, oggi dirette da dirigenti scolastici costretti a dividersi anche su tre-quattro istituti e a gestire oltre 400 dipendenti. Gia’ agendo su questi fronti, si recupererebbero una parte dei 200mila posti tagliati negli ultimi sei anni, garantendo cosi’ ai vincitori di concorso di essere immessi in ruolo su quei posti liberi che in questi giorni in molte province sono risultati spariti. Ma anche di introdurre nella scuola finalmente del personale giovane, anziche’ il 60% dei nuovi assunti con oltre 50 anni”. “Complessivamente – scrive l’Anief – quest’anno andranno in pensione 10.860 docenti e 3.662 tra amministrativi, tecnici ed ausiliari: si tratta di appena 14.522 lavoratori, un numero che corrisponde alla meta’ di quelli del 2102. Lo scorso anno furono 27.754, suddivisi tra 21.114 docenti e 5.338 Ata (a cui si aggiunsero 35 del personale educativo, 207 insegnanti di religione cattolica e 1.060 dirigenti scolastici). Ma il dato odierno diventa ancora piu’ clamoroso se si va a raffrontare con le cessazioni dal servizio di qualche anno prima. Come nel 2007, quando lasciarono oltre 35mila”. Secondo l’Anief, con le nuove norme che obbligano ad andare in quiescenza non prima dei 65-67 anni, ci saranno “un numero altissimo di insegnanti stanchi e demotivati, costretti a trasmettere conoscenze a classi-pollaio di 30 e piu’ alunni”